Perchè facciamo così fatica a definire la filantropia.

A chiunque sia capitato di partecipare a percorsi formativi o essere coinvolto in progetti di ricerca sulla filantropia, potrà confermare che solitamente si trascorre la prima mezz’ora a discutere su come definire la filantropia. Inoltre, accade spesso che tutto ciò che ruota intorno alla filantropia venga interpretato come fundraising, perché in entrambi i casi si parla di dono.
Le radici etimologiche della parola “filantropia” risalgono al greco antico: significa letteralmente "amore per l’umanità".
Tuttavia, il suo significato pratico si è rivelato molto più difficile da definire.
Se anche risalissimo alle sue probabili origini nella tragedia classica "Prometeo legato" (scritta da Eschilo nel V secolo a.C.), poco riusciremmo a comprendere sulle complessità che i due millenni e mezzo successivi hanno aggiunto al suo uso e al suo significato.
La filantropia da Aristotele a Payton e Moody
Aristotele fece rientrare la filantropia nell'ambito della giustizia elevandola a espressione massima dell'amicizia, lontana da ogni interesse e solo intesa alla ricerca del bene.
Per Aristotele la “filantropia” è soprattutto agire, e la sua virtù più grande è quella di slegare l’interesse personale dal perseguimento del bene comune.
Oltre al suo significato etimologico c’è un significato di uso comune, che indica la filantropia come “amore verso il prossimo” e che dipinge una situazione sociale che ai tempi di Aristotele non c’era, dove non vi è più solo il cittadino ma ci sono anche i gruppi sociali come imprese, fondazioni e associazioni.
Per Payton e Moody – docenti della Lilly School of Philanthropy della Indiana University – la filantropia è una modalità di risposta ai problemi umani. Gli autori individuano quattro modalità attraverso le quali noi esseri umani rispondiamo al bisogno: auto aiuto, aiuto reciproco (tra pari), aiuto statale e aiuto filantropico.
Secondo Payton e Moody la filantropia è: “azioni volontarie per il bene comune”, dove il tema della volontarietà dell’azione è il cuore della definizione.
C’è molto altro ancora. Se cercassimo in Google Scholar una possibile definizione della parola filantropia, ci troveremmo di fronte a oltre 200.000 differenti interpretazioni della medesima parola. Stiamo parlando quindi, di un mondo variegato e multipolare, dove ogni interpretazione probabilmente potrebbe essere corretta.
Non esiste un’unica definizione di filantropia
Molti accademici e professionisti moderni sono d'accordo e sostengono che si tratta di un "concetto essenzialmente contestato" (cioè un concetto che tutti concordano sul fatto che abbia una sostanza, ma di cui non possiamo concordare gli esatti confini). Questo perchè il significato di filantropia si è notevolmente modificato nel tempo e inoltre, il modo in cui la filantropia si è sviluppata nelle diverse parti del mondo ha contribuito a modificarne la percezione ed il significato.
Arrivando dal mondo del fundraising, mi è capitato spesso di inquadrare la filantropia in termini di importi, e dire che tutte le donazioni al di sopra di un certo livello sono "filantropia". Intendere in questo modo la filantropia solleva immediatamente una domanda: "a quale livello fissiamo il confine"? C'è un punto in cui una donazione di X euro deve essere considerata beneficenza, mentre una donazione di X+1 euro si qualifica come filantropia? Definire la filantropia in termini di importi è sbagliato, poiché ci sono molti doni di grande entità che sarebbe meglio considerare come beneficenza, e molti doni più modesti che sarebbero meglio considerati come filantropia.
Come definire la filantropia?
Ma se la filantropia non è semplicemente una questione di scala o di importi, come dovremmo definirla? In base alla motivazione dei donatori? Dai metodi che utilizzano? Dalle strutture che utilizzano? Tutte queste definizioni colgono alcuni aspetti della filantropia, ma nessuna li coglie tutti. Il che ci riporta al punto centrale:
forse il problema è che tutti noi intendiamo cose leggermente diverse con "filantropia" e che il nostro errore sta nel cercare di far sì che un termine contenga una tale moltitudine di significati divergenti.
Se c’è una cosa che ho imparato dalle lezioni di filantropia di Giampiero Giacomel, è che la filantropia è un fenomeno umano da prendere seriamente, considerandola non un di più, ma come parte fondamentale del nostro essere società. L’attività filantropica -così libera e complessa - può portare risultati importanti per la vita di tutti.
Non dimentichiamo che la nascita delle biblioteche pubbliche la dobbiamo ad un grande filantropo come Andrew Carnegie e molte scoperte in campo scientifico, sono state possibili grazie al sostegno della filantropia.
La filantropia è la donazione di risorse private per scopi pubblici o sociali, dove per risorse non intendiamo solo quelle materiali o di soldi ma anche di tempo e di beni. Soprattutto, la filantropia è il desiderio di agire volontariamente per il bene comune.
Verso un nuovo modo di intendere la filantropia
In questo momento è in corso un sano dibattito sulla necessità di rimodellare le nostre nozioni di filantropia in modo da riflettere la realtà di come le persone donano oggi.
Un numero crescente di esperti sostiene che dovremmo "recuperare" il significato originale di filantropia (che ricordiamo, è "amore per l'umanità")
e quindi allontanarci dalla nostra fissazione per le grandi donazioni in denaro e abbracciare invece una definizione più ampia che dia lo stesso peso agli atti quotidiani di generosità e gentilezza che possono anche non coinvolgere il denaro.
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