Siamo a fine anno, tempo di bilanci ma soprattutto di trend, tips e trick per chiudere bene il 2023 e per ridisegnare e aggiustare (se serve), la strategia per il 2024.
In questo ultimo anno e mezzo ho approfondito le evoluzioni della filantropia individuale e istituzionale. L’ho fatto osservando il mondo della filantropia guardandolo non dalla parte di chi chiede una donazione, ma di chi investe parte della propria ricchezza per contribuire al bene comune. Ho ascoltato le storie di una nuova generazione di filantropi internazionali, di change makers, di esponenti del mondo della filantropia istituzionale e di philanthropy advisor. Ho compreso che il giving è cambiato e che noi professionisti della filantropia dobbiamo stare al passo, altrimenti i donatori ci lasceranno indietro.
1# Una nuova generazione di filantropi sta disegnando la filantropia dei prossimi anni: un mosaico di valori e di impatto.
Il viaggio nella filantropia di nuova generazione è un viaggio di identità e di valori, come dice Andine Sutarjadi, consulente per la filantropia ed esperta di filantropia di nuova generazione: "Credo davvero che si cominci col sapere chi si è, cosa si eredita. L'identità è la chiave della strategia".
I filantropi di nuova generazione rappresentano una forza dinamica nel panorama filantropico. Il fulcro sta nella ricerca appassionata dell'impatto. Sono guidati da valori, impegnati in un cambiamento sistemico e cercano un impatto misurabile.
Si impegnano a conoscere i problemi che vogliono sostenere e si considerano attori in quello spazio, sia che ciò significhi condurre più visite in loco, applicare le proprie competenze professionali o fare volontariato. Per coinvolgerli efficacemente è necessario un approccio multiforme che comprenda la costruzione di relazioni a lungo termine e allineate ai valori, dando priorità alla misurazione dell'impatto e allo storytelling e personalizzando le strategie in modo da allinearsi alle loro origini e motivazioni uniche.
Ciò che li distingue dalla vecchia generazione è l'impegno verso valori come l'innovazione, la sostenibilità e l'equità. Prediligono un approccio collettivo e collaborativo. Greg Ratliff, Senior Vice President at Rockefeller Philanthropy Advisors, parlando della nuova generazione di filantropi dice: “se si pensa a Uber e AirBnB, questa è una generazione di condivisione che ha un senso di proprietà comune dei beni e un insieme di valori condivisi".
2# Impact Investing, coinvolgimento e misurazione dei risultati
Alla filantropia tradizionalmente concepita a senso unico, si è aggiunta da un po’ di tempo una nuova direzione portata dal mondo della finanza sostenibile e responsabile. Sempre di più sentiamo parlare di “impact investing”,
in riferimento a tutti quegli investimenti che puntano a generare un impatto sociale o ambientale misurabile e benefico insieme a un ritorno finanziario. Attrae i filantropi dell’investimento, coloro che desiderano non solo generare profitti, ma anche contribuire al bene comune.
Anche l’Onu incentiva lo sviluppo dell’impact investing, con i 17 obiettivi sostenibili da raggiungere entro il 2030.
L’impact investing si colloca a metà strada tra la filantropia e gli investimenti tradizionali.
Il modello di impact investing che ha visto proliferare partnership e finanziamenti per il non profit è l’approccio di “investimento per l’impatto”: in base al quale l’interesse primario dell’investitore si focalizza sul bisogno sociale e/o ambientale da soddisfare in virtù del quale, l’investitore è disponibile a rinunciare - almeno parzialmente - al rendimento finanziario del proprio investimento.
Se fate fatica ad immaginare come potrebbe tradursi in pratica all’interno di un’organizzazione non profit, vi lascio qui l’esempio di Unicef e Save the Children, che già da qualche anno lavorano sul tema dell’impact investing e lo hanno incluso nelle loro strategie di sostenibilità e di fundraising.
3# Global philanthropy
Il mondo è più interconnesso che mai e la filantropia non fa eccezione.
Nel 2024 assisteremo a un aumento delle iniziative filantropiche globali. I donatori e le organizzazioni affronteranno sempre più spesso sfide internazionali, riconoscendo che i problemi globali richiedono soluzioni globali. Questioni come il cambiamento climatico, le pandemie e le crisi umanitarie porteranno a collaborazioni transfrontaliere, sottolineando l'importanza di una risposta filantropica unitaria.
4# Focus sugli outcomes
La pandemia ha accelerato il passaggio ad un approccio trust-based philanthropy.
Ma sembra che questo fenomeno sia ormai destinato a rimanere, poiché i filantropi si rendono conto che questo tipo di relazione favorisce un maggiore impatto.
Per consentire alle organizzazioni nonprofit di potersi concentrare sugli outcoms è necessario che la filantropia si sia sempre più orientata verso finanziamenti pluriennali non vincolati. Il capitale filantropico - a differenza del donatore pubblico – può supportare processi e soggetti anziché progetti.
Le organizzazioni non profit spesso si sentono obbligate a modellare il proprio lavoro in base a ciò che è finanziabile (ciò che vuole il finanziatore) e questo contribuisce a creare progetti, ma questo non porta necessariamente ad un uso ottimale delle risorse per ottenere il massimo impatto.
I finanziamenti non vincolati, soprattutto se pluriennali e consistenti, possono stimolare una maggiore innovazione e creatività, poiché le organizzazioni e i loro leader ottengono la sicurezza finanziaria di cui hanno bisogno per crescere. In questo modo le organizzazioni non profit possono anche investire in stipendi e capacity building per trattenere le persone migliori e creare un impatto duraturo.
5# Fundraiser e Philanthropy Advisor
C’è infine un tema che mi è caro, quello delle figure professionali che lavorano accanto al filantropo. Se vogliamo comprendere meglio la filantropia, dobbiamo capire il contesto più ampio in cui avviene la donazione filantropica. L’idea di riconoscere, distinguere e comprendere meglio quali sono le figure professionali che sono accanto al donatore e che possono influenzare le sue scelte, è importante per dare impulso alla filantropia.
Da una parte ci sono i fundraiser, che lavorano con i donatori per assicurare risorse a una specifica organizzazione non profit, dall’altra ci sono i philanthropy advisor che affiancano i donatori (principalmente High-Net-Worth) e li guidano nella loro attività filantropica, aiutandoli a compiere una miriade di scelte che i filantropi si trovano a dover fare.
L’affermazione progressiva della figura del philanthropy advisor non potrà che dare anche in Italia nuovo impulso alla filantropia. Se vogliamo far crescere la filantropia, anche la collaborazione fra queste due figure potrà essere di aiuto.
P.s. se vuoi approfondire questo tema, nel 2023 ho realizzato una ricerca sulla figura del philanthropy advisor in Italia. Puoi scaricare qui l'abstract.
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